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Sannio Falanghina, Street Art Festival e intervista a biodpi

La nascita dell’iniziativa e 5 chiacchiere con Fabio della Ratta

Dopo il Portogallo, con Torres Vedras-Alenque, nel 2019 RECEVIN, la Rete comunitaria delle 800 Città del Vino in Europa, nomina il Sannio come “Capitale Europea del Vino”.

Importante riconoscimento conferito al territorio e alle realtà locali che hanno creato una rete dei comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso.

Un territorio ricco di storia, noto per essere la patria della Falanghina e che rappresenta il 40% dell’intera produzione viticola della Campania.

L’obiettivo è quello di mettere in risalto l’influenza della cultura enologica ed enoturistica sannita e il suo valore attraverso eventi, manifestazioni culturali ed enogastronomiche animati dai 5 comuni che hanno dato vita al progetto “Sannio Falanghina”.

Nell’ambito delle iniziative previste per la celebrazione della “Città Europea del Vino 2019”, nella suggestiva cornice del paesaggio rurale sannita sono state previste delle grandi opere di Street Art su edifici appartenenti al patrimonio pubblico.

L’intervento battezzato come “Sannio Falanghina Street Art Festival” è stato coordinato da INWARD – Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana e vuole omaggiare le eccellenze vinicole del territorio Sannita.

Il 18 ottobre 2021 è stata inaugurata “il dono”, l’opera realizzata in via Caudina a Sant’Agata dei Goti dall’artista Fabio Della Ratta in arte biodpi con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche chiacchiera.

  1. Dicci qualcosa di te, come sei nato artisticamente e perché hai scelto la Stencil Art come mezzo principale?

Dopo aver studiato e lavorato nel mondo della comunicazione visiva mi sono reso conto che dovevo lasciare per strada messaggi che mi appartenessero, perché non mi soddisfaceva più costruire messaggi per altri. 

Ho iniziato circa 15 anni fa a realizzare piccoli stickers che attaccavo ovunque, e nella ricerca di tecniche riproducibili anche in maniera meno meccanica mi sono imbattuto nei lavori di “Blek le rat”, gli stencil appunto, e da allora ho iniziato a crearne alcuni monocromatici, semplici e veloci da fare per strada.

La passione mi ha portato col tempo a realizzarne di più complessi con messaggi più incisivi.

Nella mia poetica l’idea del “Culture Jamming”, la fa da padrone, attingo perlopiù dall’immaginario pop e punk, rielaboro spesso i messaggi della imperante “cultura dei consumi” spostando immagini ed oggetti dalla loro collocazione abituale, per inserirli in un diverso contesto semantico, dove il significato risulta mutato e a volte addirittura capovolto, facendo mia l’idea del “sabotaggio culturale”.

  1. Perché “biodpi” e cosa rappresenta la corona che spesso vediamo anche nelle tue opere?

Fa(Bio) – dpi (dot per inch, sistema di misurazione che si usa nella stampa tipografica e sugli schermi) è legata ai primi anni di studio del graphic design quando utilizzavo solo carte e colori senza solventi chimici.

La corona è un omaggio sia ai  graffiti della  cultura  hip-hop – i writers usavano spesso chiudere la propria tag  con una corona – che  al mio artista preferito Jean-Michel Basquiat uno dei primi street artist di fama internazionale.

  1. Ti vediamo spesso coinvolto in attività con scolaresche e in collaborazione con altre persone, vuoi raccontarci di più?

Uno dei motivi che mi ha spinto a intraprendere questo percorso è sicuramente legato all’idea di jam, eventi dove ci si incontra per esprimere la propria arte e per scambiarsi idee, quindi per me è fondamentale collaborare con altre persone perché il confronto è sempre stimolante.

Amo trascorrere il tempo con gli studenti, con i ragazzi attraverso le mie opere affronto sempre i temi che più mi stanno a cuore, quali l’inclusione, il rispetto per i diritti umani, per l’ambiente.

Per me ogni volta è un piacere vedere i ragazzi “all’opera”, gli studenti  sono il presente ed il futuro della nostra società e da loro imparo sempre qualcosa.

Negli ultimi anni ho coinvolto alcuni ragazzi richiedenti asilo, i quali in poco tempo si sono appassionati alla street art riuscendo con buoni risultati a veicolare messaggi importanti attraverso l’arte. 

Tra loro si sta facendo strada soprattutto un giovane  gambiano, Muhammed Ceesay aka Nuru B, il quale ormai mi segue e collabora ad ogni mio progetto. Alla crew si è aggiunto anche Domenico Olivieri aka Jsd di Sant’Agata de’ Goti, il quale mi ha aiutato, insieme ad altri artisti,  a realizzare l’opera da me progettata   “Forza Napoli Sempre”, un omaggio alla storia del club calcistico partenopeo nella stazione della Ferrovia Cumana di Mostra Maradona e diverse  altre opere tra cui anche “Il dono”. 

  1. Dai borghi alle grandi metropoli, il Writing e la Street Art nel corso degli anni stanno diventando sempre più importanti, oggi anche le amministrazioni locali investono in interventi artistici, cosa è successo?

Sicuramente lo street artist è passato dall’essere ricercato dalle forze dell’ordine all’essere “ricercato” dalle gallerie d’arte e dalle amministrazioni locali.

Gli enti locali da decenni nelle grandi città e da qualche anno anche nei piccoli borghi, affidano agli street artist interventi di riqualificazione urbana consapevoli che l’arte possa anche incentivare il turismo. 

A mio avviso, però, non basta solo un murale per rigenerare spazi abbandonati e talvolta degradati e desolati – poiché segnati da livelli culturali ed economici non premianti ove si percepisce che la mancanza, tra le altre, di decoro urbano e di identità disaffeziona al rapporto con il proprio contesto di vita – ma è necessario anche e soprattutto scuotere le coscienze per creare animazione territoriale, coinvolgendo e rendendo protagonisti chi abita quei luoghi.

  1. Le nuove generazioni hanno tanti mezzi in più per promuoversi rispetto a inizio secolo ma allo stesso tempo il mondo del lavoro è precario, si può vivere solo delle proprie passioni?

Sicuramente vivere d’arte non è semplice, ma bisogna sempre lottare per le proprie passioni e credere nelle proprie capacità.

Oggi un grosso contributo in termini di visibilità può offrirlo il web.

Io, ad esempio, provenendo da un piccolo paese delle aree interne non avrei mai immaginato, 10 anni fa, di poter vendere le mie opere in tutto il mondo attraverso portali e siti d’aste, né di realizzarne alcune a Brooklyn (NYc) e in altre grandi città.

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